Le Origini del Corpo Tecnico
L’istituzione del Corpo Tecnico dell’Esercito avvenne ufficialmente con la legge n. 574 del 20 settembre 1980, ma la sua creazione fu preceduta da un lungo periodo di riflessione e preparazione. Già nel 1975, il Comitato Permanente dei Capi dei Servizi Tecnici lavorò per cinque anni per unificare i sei servizi tecnici esistenti, anticipando così l’esigenza di un unico ente specializzato.
L’idea di un ente centrale per la gestione tecnica delle forze armate non era nuova: già nel 1939, con la circolare n. 120850 del 4 dicembre, si prevedeva la creazione di un Ispettorato Superiore dei Servizi Tecnici, ufficialmente istituito il 1° giugno 1940. Questo ente, alle dirette dipendenze del Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito, aveva il compito di supervisionare studi, esperimenti e miglioramenti dei materiali militari. Tuttavia, la sua esistenza fu breve: il 1° settembre 1941, con la circolare n. 153250, l’Ispettorato Superiore Tecnico fu sciolto e sostituito dal Reparto Tecnico dello Stato Maggiore del Regio Esercito.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’esigenza di un coordinamento tecnico non venne meno. Il Comitato Permanente dei Capi dei Servizi Tecnici, attivo dal 1975, preparò il terreno per la costituzione del Corpo Tecnico dell’Esercito, garantendo un processo di transizione più armonioso. Tra le personalità chiave che contribuirono alla nascita del Corpo Tecnico vi furono il Gen. C.A. Eugenio Rambaldi, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, e diversi ufficiali di alto grado.
La Struttura e l’Organizzazione del Corpo Tecnico
L’attività del Corpo Tecnico iniziò formalmente il 1° marzo 1981, con la costituzione del Comando del Corpo Tecnico a Roma, in via Antonio Scarpa. Diversamente da altri corpi tecnici delle Forze Armate, le attribuzioni del Corpo Tecnico dell’Esercito non furono stabilite per legge, ma attraverso il Decreto Ministeriale del 26 giugno 1981, che ne definì la collocazione, i compiti e l’organizzazione.
Il Corpo Tecnico era suddiviso in due specialità principali:
- Armamento
- Geografi
Questa distinzione fu mantenuta anche con la successiva creazione del Corpo degli Ingegneri, per separare nettamente le competenze tecniche.
Dal punto di vista organizzativo, il Corpo Tecnico assunse inizialmente una struttura articolata su sei settori, corrispondenti ai preesistenti Servizi Tecnici. Successivamente, dal 1° novembre 1981, l’organigramma fu semplificato in due Reparti principali:
- 1° Reparto: Sviluppo Sistemi d’Arma, con quattro uffici dedicati.
- 2° Reparto: Rapporti Tecnici, Scientifici e Personale, con due uffici.
Nel tempo, la struttura evolvette ulteriormente, con la creazione di tre uffici all’interno di ciascun reparto:
- 1° Reparto: Armi, Mezzi di Combattimento, Genio.
- 2° Reparto: Mezzi Elettronici COM, Elettronica NON COM e Missili.
Il Comando del Corpo Tecnico gestiva non solo le attività operative, ma anche il reclutamento, la formazione e l’impiego degli ufficiali.
I Compiti del Corpo Tecnico
Le funzioni principali del Corpo Tecnico includevano:
- Definizione dei requisiti per nuovi mezzi e materiali d’armamento.
- Analisi tecnica di problemi legati ai mezzi e materiali in servizio.
- Programmazione e valutazione di studi e sperimentazioni.
- Giudizio preliminare di idoneità tecnica per nuovi mezzi e materiali.
- Pianificazione e controllo del reclutamento e della formazione degli ufficiali.
- Consulenza tecnica per lo Stato Maggiore della Difesa e dell’Esercito, con particolare attenzione agli aspetti geo-topo-cartografici.
Problemi di Reclutamento e Organico
L’organico del Corpo Tecnico fu stabilito a 531 ufficiali, con un Generale Ispettore Capo al vertice. Tuttavia, questo numero non fu mai raggiunto: nel 1988, ad esempio, erano presenti solo 428 ufficiali, e di questi solo 30 erano direttamente dipendenti dal Comando. La carenza di personale era parzialmente compensata dall'impiego di circa 200 ufficiali di complemento, ma ciò non era sufficiente a colmare il fabbisogno.
Le difficoltà di reclutamento erano dovute a diversi fattori:
- Competizione con il settore civile, che offriva condizioni economiche migliori per ingegneri e tecnici specializzati.
- Dispersione del personale in circa 50 enti diversi, con una conseguente ridotta coesione interna.
- Limitata capacità di attrarre nuovi laureati, nonostante l’alta specializzazione richiesta per gli ufficiali del Corpo Tecnico.
Questo problema fu evidenziato dal Gen. Pallieri in un articolo del 1988 sulla Rivista Militare, in cui evidenziava come la situazione organizzativa fosse carente sia sul piano quantitativo che qualitativo, con un numero insufficiente di ufficiali e una gestione non ottimale delle specializzazioni richieste.
Settori Operativi del Corpo Tecnico
Tra il 1980 e il 1998 Il Corpo Tecnico contribuì significativamente a vari settori dell’Esercito, tra cui si possono segnalare:
- Ricerca, sviluppo e manutenzione di mezzi e materiali per il Genio e l’Artiglieria.
- La creazione e lo sviluppo del Centro Polifunzionale di Sperimentazione di Montelibretti dove confluirono gran parte delle funzioni dei Centri Tecnici delle diverse specialità
- Riorganizzazione della gestione infrastrutturale con la Legge Merloni (1994).
- Creazione del Centro per le Informazioni e la Difesa Elettronica (CIDE).
- Introduzione di nuove tecnologie di telecomunicazione e guerra elettronica, come i sistemi radio a “spread spectrum” (frequency hopping e tecniche ibride) e i sistemi troposcatter per comunicazioni a lunga distanza.
- Partecipazione alle missioni IFOR, SFOR e ALBA con lo sviluppo di sistemi di intercettazione e guerra elettronica.
- Supporto all’Istituto Geografico Militare per la produzione di cartografia digitale.
- Progetto IGM95, che portò alla creazione di una nuova rete geodetica italiana.
- Implementazione della cartografia digitale alla scala 1:25.000, con l’adozione di nuove tecnologie per la fotogrammetria e la geoinformazione.
La Fine del Corpo Tecnico e la sua eredità
Nel 1998, con la riorganizzazione della Forza Armata, il Corpo Tecnico perse progressivamente la sua autonomia. Molte delle sue funzioni furono assorbite da altri enti, come il Comando Logistico e il Dipartimento Tecnico dell’Esercito.
Tra i principali fattori che influenzarono questa trasformazione vi furono:
- Riduzione del personale dovuta alla difficoltà di reclutamento e alla dispersione delle risorse.
- Riorganizzazione delle Forze Armate, con la creazione di nuove strutture per la gestione delle attività tecniche.
- Evoluzione tecnologica, che richiedeva un aggiornamento costante delle competenze e un adattamento alle nuove esigenze operative.
L’eredità del Corpo Tecnico resta significativa, avendo contribuito all’evoluzione tecnologica dell’Esercito Italiano in settori chiave come l’armamento, le trasmissioni e la cartografia militare.
Conclusione
Il Corpo Tecnico dell'Esercito rappresentò un'innovazione importante nella gestione delle attività tecniche e logistiche delle Forze Armate italiane. Nonostante le difficoltà organizzative e di reclutamento, il Corpo riuscì a contribuire in modo significativo allo sviluppo di nuovi materiali, alla gestione delle infrastrutture e all’innovazione tecnologica nel settore militare. La sua eredità prosegue oggi attraverso le strutture che ne hanno assorbito le competenze e le funzioni.