Gilmo Cavazza
Gilmo Cavazza

di Claudio Ciaralli

 

Caro Gilmo,

il 7 aprile sei dipartito così come sei vissuto: in silenzio, senza clamori e preavvisi. La modestia è stato l'elemento dominante del tuo carattere ed ha contraddistinto tutta la tua vita. Ci siamo conosciuti a Torino dove abbiamo frequentato, seppur in anni diversi, lo stesso corso di formazione presso la Scuola di Applicazione, poi gli stessi studi al Politecnico.

Ma ho avuto modo di conoscerti più a fondo solo negli ultimi anni della nostra vita militare, quando le nostre strade si sono di nuovo incontrate. Ri­cordo ancora il nostro primo contatto di lavoro. Eri responsabile del Nucleo stralcio della Vetreria e, incaricato della dismissione del materiale dello SMMEP, ormai definitivamente sop­presso. Ogni giorno telefonavi a tutti i colleghi per ricollocare il materiale an­cora in carico all' Ente per evitare che andasse disperso. A me, che all'epoca dirigevo il CEPOLISPE, fornisti tutte le scaffalature metalliche di cui aveva­mo bisogno e di cui nostri magazzini erano sprovvisti. Come contropartita mi chiedesti solo di prendermi carico di una camera anecoica per microonde shelterizzata che avrei dovuto succes­sivamente mettere fuori uso. Un picco­lo favore che è stato anche dimostra­zione del tuo attaccamento al lavoro ed alla serietà con cui lo svolgevi.

Ma i più bei ricordi di te risalgono al periodo  in cui lavorammo  insieme  nel­la 6a Divisione, Sistemi di Comando e Controllo, della Direzione Generale delle Telecomunicazioni dell'Informa­tica e delle Tecnologie Avanzate . Tu mi avevi preceduto nel trasf erimento in quell'Ente e, quando arrivai, i tuoi consigli furono per me fondamentali.

Fosti un validissimo collaboratore, serio, affidabile, coscienzioso e pro­fessionalmente valido e mi è gradito ricordare qui i molteplici programmi in cui partecipasti da protagonista; il C2 Dif esa, il SIACCON, il MIP, il CAE­SAR, il MAJIIC, l'Afghanistan Mission Network e la gestione dei programmi di studio sulle nanotecnologie. In un mio elogio per il tuo lavoro scrissi:

"Ufficiale di riconosciuta ed approfondita preparazione professionale, ha fornito con dedizione senza limiti e con volontà ferrea il suo contributo in un settore in rapida evoluzione, quale quello del Comando e Controllo, in una serie di programmi nazionali e internazionali di notevole complessità ed importanza in relazione alla rapida innovazione tecnologia cui è interessato il settore e alle conseguenti ricadute nell'ambito opera­tivo per le FF.AA."

Non erano espressioni retoriche, ma sintesi dei tuoi meriti che spesso non furono interamente compresi dai nostri superiori a causa forse della tua modestia e riservatezza.

La tua bontà di carattere era dimostrata anche dall'attività di volontario che prestasti nella sezione di Monterosi della Protezione Civile. Non fu un'attività da pensionato, intrapresa in occasione della quiescenza per mantenersi operativi e rendersi utili, ma una tua scelta morale, assolta già da quando eri in servizio. Ricordo, infatti, quando ti mettesti in licenza per partecipare per più giorni e notti al ser­vizio di assistenza ai pellegrini che venivano ad omaggiare la salma di papa San Giovanni XXIII in San Pietro.

Un solo rammarico, che credo di condividere con quanti ti hanno conosciuto, apprezzato e ti sono stati amici: non aver potuto darti l'ultimo saluto durante il tuo funerale con gli onori che meritavi a causa della grave situazione sanitaria che ha interessato la nostra Patria ed ha impedito i nostri movimenti. La tua morte lascia un vuoto in tutti noi che ti fummo amici.

Ciao Gilmo.

 

(da TCV n.3/2020 pag.62)